2006·02·17 - Left n. 6 • Travaglio·M • Linda e il Venerabile. Tutti zitti, è lady D’Alema

Linda e il Venerabile. Tutti zitti, è lady D’Alema

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Se fosse stata la signora Berlusconi a presentare l’archivio di Gelli la stampa si sarebbe scatenata. Ma il presidente Ds lo sapeva?
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di Marco Travaglio
Left n. 6 — 17/02/2006 (venerdì 17 febbraio 2006), p. 43.


Immaginiamo la seguente scena. La signora Veronica Lario in Berlusconi interviene a una cerimonia pubblica per presentare al mondo l’archivio di Licio Gelli, già maestro venerabile della loggia massonica eversiva Propaganda 2 (detta anche, per brevità, P2). Prende la parola, si dilunga sulle carte del Venerabile e alla fine gli stringe sorridendo la mano. Figurarsi le reazioni dell’indomani. Stampa progressista scatenata. Pistaroli del Tg3 impegnatissimi a ricostruire le torbide vicende delle trame nere, dei poteri occulti, dei servizi deviati e dei depistaggi sulle stragi. Interrogazioni parlamentari a raffica da sinistra. Fortunatamente non è accaduto nulla di tutto questo, anche perché la signora Berlusconi non ha incontrato Licio Gelli. L’ha incontrato, invece, la signora D’Alema. Dunque la cosa non ha avuto alcun seguito. Un pietoso velo. Zitti e Mosca.

L’evento risale all’11 febbraio quando, presso l’archivio di Stato di Pistoia, è stato solennemente inaugurato l’archivio donato allo Stato italiano dal commendator Licio Gelli. La cerimonia è stata disertata dal sindaco diessino Renzo Berti e contestata da un gruppo di cittadini affetti dal vizio della memoria, che hanno indotto Gelli e il suo seguito a uscire dalla porta di servizio. In ottima forma, nonostante gli 86 anni, il commendatore ha seguito in religioso silenzio i discorsi delle autorità, come il professor Ferruccio Monterosso che accostava la sua opera letteraria (Gelli, fra l’altro, è pure poeta) a Omero e Leopardi. Poi è intervenuta, nella sua veste di docente di Archivistica generale presso la sede aretina dell’Università di Siena, la signora Linda Giuva, moglie di D’Alema: «Un archivio personale — ha spiegato — è come un monumento che una persona fa per lasciare una certa immagine di sé. E lo stesso vale per Gelli. Una parte dei documenti in suo possesso potrebbe non essere pervenuta all’archivio di Stato». Allusione forse al famigerato “archivio di Montevideo”, nel quale Gelli nascose una parte degli elenchi della sua loggia eversiva, mai resi noti. Al termine, il Venerabile ha stretto la mano a tutti i relatori, Linda Giuva inclusa, ringraziandola per le sue parole: «Brava, molto brava, grazie, grazie ancora». Poi ha dispensato commenti nel suo stile ammiccante e allusivo. Ha definito “presuntuoso” l’ex confratello Silvio Berlusconi (tessera P2 n. 1816) per essersi paragonato a Napoleone. Ha rivelato di non aver ancora deciso per chi votare, anche perché «non so se alla fine la sfida sarà tra Prodi e Berlusconi». Infine ha criticato il governo del Cavaliere, che «poteva fare di più».

Fin qui la cronaca della radiosa giornata di febbraio. A questo punto, qualche domandina s’impone. Chi sia il venerabile Gelli, al quale ha stretto sorridendo la mano, la signora D’Alema non dovrebbe ignorarlo. Sia perché un buon archivista dovrebbe possedere un pizzico di memoria storica, sia per motivi familiari: l’onorevole Giuseppe D’Alema, deputato del Pci e padre di suo marito Massimo, era membro della commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2, di cui firmò per primo la durissima relazione di minoranza. A parte i rapporti di Gelli con noti golpisti, italiani e argentini, noti mafiosi, noti tangentisti, noti stragisti e così via, non possiamo pensare che la moglie del presidente dei Ds ignori la fedina penale del Venerabile, condannato per i depistaggi sulla strage di Bologna e per la bancarotta del Banco Ambrosiano e indagato per l’omicidio del banchiere Calvi. Ecco: era proprio il caso di partecipare a una manifestazione disertata persino dal sindaco della città che la ospitava? E, partecipandovi, era proprio il caso di stringere la mano a un tipo così? Prima di farlo, la signora D’Alema aveva chiesto consiglio al marito? Perché, se l’ha fatto, delle due l’una. O il marito le ha consigliato di andarci, nel qual caso il problema è lui. Oppure l’ha sconsigliata e lei ci è andata lo stesso. Nel qual caso, oltreché con Consorte, c’è pure un problema con la consorte.


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — L’interesse nel riportare questa rubrica di Marco Travaglio sta più nella sua stessa presenza che nell’argomento trattato. Essa appare proprio di fronte a un’intervista a Fausto Bertinotti (all’epoca segretario di PRC) firmata da Luca Bonaccorsi (all’epoca direttore editoriale del settimanale). L’impaginazione rivela quindi che nelle intenzioni non si trattava affatto di un contributo di “secondo piano”. Si noti inoltre la simmetria per la quale, di fronte all’articolo di Massimo Fagioli (a p. 62, qui) compare una pagina di pubblicità per la campagna abbonamenti del quotidiano “Liberazione”, pubblicità nella quale figura ancora una volta Bertinotti. Pochi mesi dopo, il 29 aprile 2006, quest’ultimo sarà eletto Presidente della Camera dei deputati, incarico che si concluderà il 29 aprile 2008. Nelle successive elezioni politiche (13-14 aprile 2008) Bertinotti, a capo della coalizione per la Sinistra l'Arcobaleno — che riuniva Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Verdi e Sinistra Democratica — non raggiungerà il quorum né per la camera né per il senato, non otterrà quindi alcun rappresentante in parlamento.

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